Person-centered Medicine, 1st Meeting of the interdisciplinary Group on Depression and Pain
Dott. Fabrizio La Mura (coordinatore medico Hospice Don Uva di Bisceglie), Dott. Pasquale Colamartino (Neurologo presso il Centro di Riabilitazione Villa San Giuseppe di Bisceglie), Dott. Gianluca Masi (Neurologo, Ospedale di Andria),Dott. Domenico Ciancia (Geriatra Direttore Sanitario Fondazione Oasi Nazareth di Corato), Dott. Michele Calitro (Geriatra),
June 20, 2012
Hospice Don Uva, Bisceglie
Si e' svolto a Bisceglie il primo meeting sulla diagnosi ed il trattamento di dolore e depressione nell'ottica della “medicina basata sulla persona”. Il Gruppo si e' trovato concorde nel constatare che il trattamento terapeutico non possa prescindere dal profilo psicologico del singolo Paziente. Se, ad esempio, un intervento di appendicectomia sarà simile – nella tecnica e nell'outcome – nell'ambito di piu' soggetti, lo stesso non puo' dirsi per trattamenti che non siano basati solo su criteri anatomici macriscopici, ma piuttosto sulle attitudini, sulle aspettative, e sul grado di compliance del singolo Paziente. Sul versante diagnostico, il Gruppo è concorde sulla sovente inappropriatezza di alcuni esami: talvolta, il numero di esami è eccessivo e non direttamente incidente sul tipo di terapia da proporre (ovvero, vi è uno sbilanciamento fra possibilità diagnostiche e possibilità terapeutiche), altre volte il curante non ha ben cognizione di quali siano gli scopi e gli aspetti dirimenti degli strumenti diagnostici (ancora, facendo si che le possibilità terapeutiche non beneficino degli atti diagnostici).Altro argomento portato in luce ha riguardato lo “smarrimento” dei Pazienti di fronte al tipo di specialista e/o di terapia da attuare. Se per l'odontalgia è noto a tutti che l'Odontoiatra possa essere di aiuto, per un “semplice” mal di schiena gli utenti appaiono dispersi fra diverse figure professionali (neurologi, ortopedici, fisiatri, fisioterapisti, chiropratici, anestesisti-algologi, ecc).
Le proposte emerse nell'ambito del meeting sono le seguenti: proporre ed attuare azioni di maggiore informazione a beneficio dei Pazienti e dei loro curanti costituendo una specie di “help desk”; produzione di materiale informativo a maggiore carattere divulgativo. Il Dott. La Mura, componente del comitato editoriale di Pain Nursing Magazine (AISD, Fondazione Paolo Procacci) e referente AISD per la regione Puglia, informa il Gruppo della prossima uscita di una rivista completamente dedicata ai
Pazienti, dove raccogliere storie paradigmatiche che siano di aiuto nel “narrare” le piu' comuni “buone pratiche” ed errori, in un cammino che spesso dura anni.
Non fidarsi forse e’ meglio, ma fidarsi può essere un bene anche se a volte è difficile
Intervista al Paziente M. D.G. – trascrizione a cura del Gruppo Interdisciplinare di Medicina del Dolore Orientata alla Persona
1Dott. Fabrizio La Mura, 1Dott. Pasquale Colamartino, 1Dott.ssa Adele Leone, 2Dott. Domenico Ciancia, 3Dott. Michele Calitro, 4Dott. Gian Luca Masi, 5Dott.ssa Angela Mongelli
−“Mi chiamo Mimmo e faccio il camionista. Dovrei avere una laurea in camion, perche’ dopo le medie ho sempre aiutato mio padre sul camion. Ho 47 anni, e forse l’unica cosa buona che ho fatto nella vita mia è mia figlia. Ma se era per i medici che mi hanno visitato in passato, non potrei piu’ guidare. Io solo quello so fare, ma mi dicevano che per il mio bene dovevo interrompere. Ma come per il mio bene?? E come mangiavano mia moglie e mia figlia? Io, vabbe’, peso centocinquanta chili [sorride], proprio come un camionista, no?”
−“In famiglia erano un po’ tutti diabetici, col colesterolo alto anche. A me qualche anno fa, era prima del 2000, mi trovarono il diabete a 200. Per un anno ho preso la compressa, ma poi mi hanno detto che mi dovevo fare le punture di insulina. Ma mica mi hanno spiegato che l’insulina se ne fai troppa, o a te sembra che sia giusta ma e’ troppa, poi svieni. Ho rischiato un paio di volte di fare un incidente, ma per fortuna ero in macchina, altrimenti col camion era una strage, dotto’.”
− “Proprio prima del 2000 ebbi un dolore fortissimo al piede. Mi tolsi le calze e vidi che c’era un cratere, si, un’ulcera. Io avevo guidato per venti ore col piede che faceva male, come se avessi il piede sul fuoco. Mi sono fatto vedere da un chirurgo al pronto soccorso, che mi ha tagliato col bisturi e mi ha mandato a casa dicendomi di appilcare delle pomate ed altri prodotti, ora non ricordo. Pero’ io dovevo guidare comunque, e nel 2001 l’ulcera arrivo’ fino all’osso, cosi’ mi disse il medico. Mi fecero gli antibiotici in ospedale, ma a pensarci l’ulcera era sempre piu’ grossa.“
− “I medici che mi vedevano alla fine, gia’ solo mentre ero sulla porta, mi dicevano che era inutile che io andassi da loro. Dicevano che dovevo andare da loro solo quando:
- smetto di fumare
- smetto di mangiare, almeno, fino a che non dimagrisco almeno cinquanta chili !
- mi decido che devo abbandonare il mio lavoro e camminare col bastone
Basta medici, io non capivo loro e loro non capivano a me. Io non dico che volevo guarire dal diabete, ma possibile che l’ulcera era talmente impossibile da curare tanto che l’unica cosa da fare era lasciare il lavoro? No, non è possibile.”
− “Io quello che chiedevo, ma manco mi facevano parlare, era di migliorare un po’, almeno di non peggiorare, anche perche’ quando il dolore non era forte riuscivo a guidare.”
− “Poi nel 2004, andai dal mio medico di famiglia per farmi prescrivere l’insulina, e la pressione era a 180 ! E mi da una medicina per la pressione. Mi dice che non devo mangiare tanto e soprattutto senza sale.”
− “Insomma, tutti che mi dicevano cosa fare anche se non capivano che io non ero superman, e non e’ che potevo cambiarmi dalla sera alla mattina. Se ero superman, guarivo da solo, no? Io volevo solo un aiuto, non dico assai.”
− “Un amico mi disse che c’era uno studio di un dottore, che era bravo con le ulcere. Io non ci volevo andare, ma poi mi sono detto che non ci perdevo niente.“
− “E’ stato l’unico dottore che non mi ha detto devi fare questo o devi fare quello o che non mi voleva visitare se prima non smettevo di fumare e di mangiare ! Mi ha ascoltato, almeno, e poi mi ha anche detto che non era proprio sicuro che dovevo lasciare per forza il lavoro, e che forse si poteva tentare qualche cosa. Io non credevo di guarire, ma ora sto meglio.“
− “anche se la cura non riusciva, per me quello è il miglior dottore, comunque !”
Riflessioni sulla storia di Mimmo: Il paziente è stato ascoltato e assecondato nell’esigenza di non usare alcuna ortesi di scarico, e questo ha consentito di trattarlo altrimenti avrebbe verosimilmente continuato a rifiutare qualsiasi cura. Gli è stato tuttavia chiarito l’alta probabilità di insuccesso qualora non fosse stato messo in scarico il piede. Una considerazione importante è quella relativa alla diagnosi e trattamento: sembra, dalla documentazione clinica esaminata, che non fosse stato previsto alcun accertamento volto a valutare l’infezione dei tessuti molli e delle ossa. La disinfezione delle ulcere quando è presente tessuto di granulazione deve essere effettuata con sostanze non aggressive seppure attive ad ampio spettro. In questo caso è usato mercurocromo in prima battuta, che in genere non permette la guarigione in quanto distrugge il tessuto neoformato. Ultima considerazione: l’alleanza terapeutica con il paziente consente la condivisione dei percorsi di cura sostenibili e quindi l’adesione del paziente alla terapia.