In Italia circa 500 mila persone sono affette da malattia di Alzheimer (MA) e si prevede che il loro numero raddoppierà nel 2020, causando un notevole carico assistenziale e finanziario per le famiglie e per il Sistema sanitario nazionale. I costi della malattia, in termini umani ed economici, sono sostenuti soprattutto dalla famiglia e da coloro che assistono il malato 24 ore su 24 (caregiver).
E’una sindrome ad andamento progressivo, caratterizzata da una compromissione delle facoltà intellettive, in particolare della memoria, del giudizio critico, del pensiero astratto e del comportamento, in assenza di sintomi confusionali. Ciò significa che la malattia progredisce inesorabilmente verso una completa disintegrazione della personalità. La malattia avanza in modo da non consentire a questi soggetti di aver cura di se stessi o di svolgere una normale vita sociale e professionale.
I primi segni della malattia sono la difficoltà di ricordare eventi recenti, nomi di persone conosciute o di oggetti, diventa necessario ripetere più volte al paziente le stesse cose oppure far scrivere la lista della spesa; a volte la persona perde l’orientamento e non è più in grado di ritornare a casa o di raggiungere luoghi conosciuti. E’ possibile che in questa fase iniziale non ci si allarmi ne’ si ricorra al medico considerando tale comportamento tipico dell’età avanzata. Si ritarderebbe la diagnosi precoce che, invece, è molto importante per la cura di questa particolare forma di demenza.
Come progredisce la malattia?
Il deficit di memoria si aggrava progressivamente ed il soggetto dimentica conversazioni ed eventi della giornata. Facciamo un esempio. Può accadere che, subito dopo aver fatto colazione o aver pranzato, non ricordi cosa abbia mangiato o, addirittura, di aver mangiato. Non è in grado di rievocare dove ha riposto il proprio denaro e, di conseguenza, spesso accusa i parenti di averlo sottratto. In questa fase della malattia è frequente anche che dimentichi di chiudere il gas o il rubinetto dell’acqua e che non riesca più a preparare correttamente ricette di cucina ben conosciute. Praticamente, la perdita di autonomia a cui accennava. Con il tempo la persona affetta da MA ha difficoltà nel portare a termine i comuni atti della Malattia d’Alzheimer: obiettivo prevenzione vita quotidiana come lavarsi, vestirsi, mangiare e prendersi cura della casa. Infine, lo stadio avanzato della malattia è caratterizzato da incontinenza per le feci e l’urina, da disorientamento temporo spaziale (con incapacità di trovare il bagno nella propria abitazione o altri ambienti sino a poco tempo prima familiari) per cui la persona ha bisogno di assistenza continua.
Come garantire una diagnosi precoce?
Se dovessero comparire sintomi come perdita di memoria per fatti recenti, difficoltà nello svolgimento delle attività domestiche abituali, difficoltà nel trovare le parole e far di conto, alterazione nella capacità di giudizio critico e ragionamento caratterizzati da comportamenti inadeguati alle circostanze e difficoltà nel definire, con parole proprie, alcuni concetti, incapacita’ di riporre nel posto giusto oggetti, abiti, cambiamenti del carattere, del comportamento con perdita di iniziativa od eccessivo attivismo.
Che fare dunque in questi casi?
Il paziente o i familiari devono ricorrere al medico di famiglia che valuterà l’opportunità di consultare uno specialista in geriatria per ulteriori approfondimenti.
Ricordiamo che in Italia circa 500 mila persone sono affette da malattia di (MA), sindrome ad andamento progressivo caratterizzata da una compromissione delle facoltà intellettive, in particolare della memoria, del giudizio critico, del pensiero astratto e del comporamento, in assenza di sintomi confusionali, con una conseguente e progressiva disintegrazione della personalità del paziente.
Dottore se dovessimo avere piccole dimenticanze, dobbiamo rivolgerci ad un medico?
Certamente non tutte le dimenticanze sono indice di patologia: bisogna evitare inutili allarmismi perché la perdita di memoria per i fatti recenti, se contenuta e stabilizzata, può far parte di un disturbo dell’attenzione o di un quadro di smemoratezza senile benigna. Qualora notassimo che il disturbo di memoria si aggrava nel tempo e/o è associato alla presenza o comparsa degli altri sintomi descritti è opportuno fare una visita specialistica mirata ad identificare l’eventuale origine patologica. Nei casi dubbi, si possono eseguire dei test molto semplici che andranno poi ripetuti dopo sei mesi.
Quante sono le forme di demenza?
Le più frequenti sono tre: degenerative primarie (malattia d’Alzheimer, malattia di Pick, malattia di Parkinson); vascolari e miste.
Quali sono le più frequenti?
Le forme più frequenti sono la demenza d’Alzheimer e quella vascolare che possono sussistere anche contemporaneamente (la cosiddetta”forma mista”).
La Malattia d’Alzheimer, la demenza vascolare e le forme miste rappresentano circa l’80% di tutte le demenze mentre il restante 20% è rappresentato dalle forme cosiddette “rare” tra le quali quella da prioni, cioè indotta da proteine infettive, meglio conosciuta come “ il morbo della mucca pazza”.
Vi sono poi alcune forme “rare” reversibili.
Quali sono le forme reversibili, cioè quelle da cui è possibile guarire?
Tra le forme reversibili, ritroviamo: quelle dovute a carenza di vitamina B12 o acido folico; quelle conseguenti a traumi, con formazione di un ematoma subdurale (cioè di una raccolta di sangue sotto le ossa del cranio); quelle dovute a depressione, associata ad un quadro di demenza e quelle dovute ad
idrocefalo normoteso (causato da un accumulo di liquido cerebro-spinale all’interno dei ventricoli, o cavità cerebrali). Le demenze indotte da depressione, da carenza di acido folico e di vitamina B12 possono essere curate mediante terapie mediche, mentre quelle dovute ad ematoma subdurale e ad
idrocefalo normoteso richiedono come trattamento elettivo quello chirurgico.
La malattia di Alzaheimer è dovuta all'invecchiamento?
E’ opportuno precisare che la prevalenza dell’Alzheimer raddoppia ad ogni decade dopo i 65 anni.
Questa demenza, nonostante sia strettamente correlata all’età perché si manifesta tra i 65 e gli 85 anni, non è dovuta all’invecchiamento in sé. Infatti alcuni studi hanno messo in evidenzia che la comparsa della malattia di Alzheimer non aumenta dopo i 95 anni a conferma del fatto che non e’ un’inevitabile conseguenza dell’avanzare dell’età.
Qual'è l'incidenza annuale?
E pari a 127 nuovi casi su ogni 100.000 abitanti. Ad esempio nella città di Bari sono attesi circa 400 nuovi casi ogni anno.
Nel prossimo numero il dott Ciancia approfondirà il tema della diagnosi e della terapia di questa temibile patologia.
Intervista di Daniela De Benedictis per Pillole della Salute
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