Una forma di demenza irreversibile, quelle più nota, è la malattia di Alzheimer, una malattia senile che dà il suo esordio in genere dopo i 65 anni di età (4% della popolazione generale), per moltiplicare di molte volte il rischio di insorgenza della malattia con l’aumento dell’età (20% della popolazione generale dopo gli 80 anni).

La malattia, come anche le malattie vascolari, è correlata particolarmente con l’età avanzata.

Nel cervello dell’Alzheimer devono essere presenti il Beta-amiloide e la matassi neurofibrillare, individuato con la PET e che ha reso possibile la diagnosi di Alzheimer senza l’esame istologico, che comportava il prelievo e l’analisi di un pezzo di cervello del paziente post-mortem.

Ciò ha permesso di valutare la struttura parieto-temporale del cervello che nel malato di Alzheimer funziona ad attività ridotta.

Infatti, nel cervello del paziente è evidente l’atrofia cerebrale, segno della morte dei neuroni, che fa ridurre il volume complessivo del cervello, che si riempie di liquor e che fa allargare i ventricoli.

Le tecniche diagnostiche computerizzate, come la TC e la MRI, permettono di costatare gli effetti dell’atrofia.

Le forme di Alzheimer precoce, fra i 45 e i 50 anni sono molto rare e a evoluzione rapida e familiare.

I primi sintomi che compaiono sono: • disturbi della memoria: episodica e anterograda, ovvero il malato, nelle sue fasi iniziali, non ricorda informazioni ed eventi avvenuti da poco. • anosognosia: non è cosciente della malattia, nega il sintomo più che evidente per gli altri. • afasia, agnosia: talora esordienti in modo atipico.

L’Alzheimer, come più in generale, le demenze, differiscono dal MCI (le forme di smemoratezza senile), perché queste forme sono del tutto naturali nell’anziano, che perde la flessibilità mentale per cause fisiologiche e legate all’età, ma che non peggiorano come per la demenza.

Questa distinzione è utile per la prima fase della diagnosi differenziale.

Effetto dell’atrofia:

• Il volume del cervello si riduce e si riempie di liquor; • I ventricoli si allargano. Con la TC o RM si può vedere solo l’atrofia, non il Beta-amiloide né la matassi neurofibrillare.

Le forme di Alzheimer precoce (45-50 anni) e non sporadiche (oltre i 65 anni) sono molto rare e di evoluzione rapida e familiare.

Sintomi:

• Demenza (che tuttavia non insorge subito) Prima cominciano a insorgere: • Disturbi di memoria (episodica anterograda, l’Alzheimer nelle sue fasi iniziali non ricorda informazioni successe da poco). • Anosognosia (non è cosciente della malattia, ovvero gli altri vedono il sintomo ma lui lo nega) • In alcuni casi sviluppano anche afasia e agnosia con esordi atipici.

Caratteristiche cliniche:

• L’Alzheimer peggiora • Il nuovo sintomo si aggrega ai preesistenti • Possono aggiungersi afasie, agnosia e aprassia Con le aprassie, per esempio, l’Alzheimer non riesce più a fare una sequenza di azioni in maniera ordinata: a) Non riesce più a cucinare b) Diventa disordinato nel vestirsi (aprassia dell’abbigliamento: mette, ad es., i calzini sopra le scarpe) c) Resta sempre a letto d) Muore a letto

L’Alzheimer può durare anche 10 anni.

Si è scoperto che l’avere avuto in età giovanile ha un grosso volume di attività mentale/cognitiva nelle fasi precoci della vita (quindi nei primi 30 anni) ciò rappresenta un grosso fattore di protezione contro l’Alzheimer, così come l’essere vissuto in un ambiente di sviluppo stimolante provoca un numero di sinapsi molto superiore. Diagnosi di Alzheimer. Si può formulare in due modi: a) Attraverso la neuropatologia (diagnosi istologica) b) Attraverso l’esame neuropsicologico (esame clinico): Alzheimer probabile.

Attraverso la TC o MRI si può vedere che la parte parietale del cervello non funziona.

Tecniche che si basano sugli inibitori delle acetilcolinesterasi, nelle zone ippocampali (temporali e mediali), hanno mostrato la presenza di più neuroni colinergici (che sono compromessi in caso di Alzheimer).

Nell’Ippocampo, infatti, vi sono molti neuroni colinergici. Gli inibitori delle acetilcolinesterasi sono degli enzimi che decompongono l’acetilcolina liberata nello spazio post-sinaptico. Alcuni dati dimostrano che si verificano dei miglioramenti nello stato emozionale (è meno aggressivo, è più tranquillo), ma non nella demenza. L’acetilcolina è il neurotrasmettitore della memoria, e per effetto degli enzimi resta per più tempo nello spazio sinaptico. L’evoluzione dell’Alzheimer va a intersecarsi con i problemi medici generali.

L’Alzheimer si riconosce soltanto con l’esame neuropsicologico e non con la diagnosi strumentale, e la diagnosi principale dell’Alzheimer si ha solo attraverso la valutazione clinica. Con gli esami strumentali si riscontra soltanto l’atrofia, che però non è correlata dal punto di vista anatomo-clinico dal sintomo (infatti, molti presentano il sintomo pur non avendo un cervello alterato; e al contrario, tanti hanno l’atrofia ma non il sintomo). È facile comprendere all’inizio se un paziente è un demente, poiché all’inizio egli presenta sintomi molto sfumati e per questo può essere confuso facilmente con altri quadri simili: • MCI (smemoratezza senile) • Depressione dell’anziano (è accompagnato da riferiti sintomi cognitivi, racconta che non ricorda bene, ma non è vero) • Pseudo-demenza senile L’unico sistema diagnostico valido è quello di sospendere il giudizio e di ricontrollare il paziente a distanza di tempo (ad es. 6 mesi), in modo tale da vedere se peggiora o no. Il neuropsicologo è poi coinvolto con tecniche di tipo riabilitativo, deve cioè ridurre gli effetti dei sintomi dell’Alzheimer sulla vita quotidiana.

Fonte: Wikipedia

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